Omar Di Felice
Noi di Avventure nel Mondo, da sempre cerchiamo di viaggiare in maniera sostenibile e, da sempre, incoraggiamo i nostri gruppi ad adattarsi al clima, alla natura e, talvolta, alle sfide che l'ambiente ci richiede.
Per questo, abbiamo deciso di sostenere un atleta molto particolare e le sue spedizioni su due ruote, supportandolo nella logistica e nell'organizzazione, in base alle specifiche necessità che ogni singola avventura necessiti.
Da ciclista professionista ad atleta ultracyclist. Dalle strade asfaltate dei circuiti di gara, ai terreni impervi di terre remote in ambienti con temperature estreme. Questo è Omar Di Felice che, complice la sua passione per i viaggi e il suo interesse per l'ambiente, nel 2011 inizia una nuova carriera nel ciclismo estremo e porta la sua bici nei luoghi più freddi del Pianeta alla ricerca della vera Avventura!
Con le sue spedizioni estreme, oggi Omar è diventano un pioniere dell'ultracycling e un testimonial d'eccezione sulla problematica del riscaldamento globale.
Tutto ha avuto inizio dal progetto Bike ti 1.5°C. Nel 2021 Omar Di Felice decide di raggiungere Glasgow dove ha luogo la COP26. L'obiettivo è raggiungere con le due ruote la sede della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e portare un messaggio di sensibilizzazione verso una mobilità sostenibile. Lo scopo del progetto, in collaborazione con l'Italian Climate Network, è quello di contenere la media dell'inevitabile riscaldamento globale, entro i 1.5°C. Da qui, tutte le successive spedizioni che hanno portato Omar, rigorosamente in solitaria, negli angoli più estremi del Pianeta!
27 LUGLIO 2024, OMAR COSTRETTO AD ABBANDONARE LA GARA
Oggi, dopo una salita in solitaria al Durmitor National Park, Omar di Felice ha preso la sofferta decisione di interrompere la Transcontinental Race.
Dopo la caduta al primo giorno di gara, Omar aveva deciso di proseguire nonostante il dolore e le numerose contusioni e con il suo entusiasmo e la forza che ormai ben conosciamo, ci aveva coinvolti nella sua sfida attraverso le Alpi.
Ma purtoppo, la sua determinazione non è bastata a constrastare il dolore fisico dovuta alla caduta e, pur con estremo dispiacere, ha preferito fermarsi evitando di causare ulteriori danni al suo corpo.
Una scelta giusta e in pieno spirito sportivo, dove la sfida non deve mai diventare nociva.
"Sebbene non faccia mai piacere, il ritiro è stata l’unica scelta possibile e fa parte del gioco.
Dopo 4 giorni pedalando sul dolore della caduta, fino a non riuscire più ad appoggiare la mano sul manubrio, levandomi il casco ho notato il danno sullo stesso. In attesa di rientrare e fare tutti gli accertamenti medici del caso non posso che confermarvi, ancora una volta, che il casco spesso fa la differenza tra raccontarla e non.
Quindi indossatelo, sempre.
È stata l’ennesima esperienza in grado di insegnarmi qualcosa di nuovo. Ora non vedo l’ora di tornare a casa e dedicarmi al recupero fisico e mentale da questa stagione a cui non ho altro da chiedere."
Con queste parole, Omar saluta i suoi fans sui social e da l'addio alla gara.
Noi di Avventure gli auguriamo di rimettersi presto e lo aspettiamo alla prossima sfida per scoprire, attraverso gli occhi di un atleta, i paesaggi più belli del mondo.
LUGLIO 2024, TUTTO PRONTO PER LA TRANSCONTINENTAL RACE
Tra pochissimi giorni, Omar Di Felice sarà al via della Transcontinental Race, una delle gare più iconiche ed estreme di ultracycling, nonchè la più partecipata al mondo.
Giunta alla sua decima edizione, la Transcontinental rappresenta una delle competizioni maggiormente ambite dagli atleti che si cimentano nelle lunghe nostop.
Con il suo format unico (il percorso prevede punto di partenza e di arrivo fissati, oltre ai check point e tratti obbligatori, per poi lasciare agli atleti la possibilità di definire la propria rotta autonomamente), la gara prevederà in questa edizione la partenza dal velodromo di Roubaix (alle ore 21.00 del 21 Luglio) e l’arrivo a Istanbul.
Il primo tratto obbligatorio si concluderà a Geraardsbergen in cima al mitico “Muur” dopo aver affrontato alcuni dei muri più rappresentativi del Giro delle Fiandre. Da lì gli atleti proseguiranno alla volta del primo check point attraverso un tratto che comprenderà anche la cima del Mangart e il Passo Vrsic.
Il check-point successivo sarà tra le montagne olimpiche di Sarajevo (Bjelasnica) e per raggiungerlo bisognerà percorrere un tratto offroad obbligatorio di oltre 40 km prima di proseguire alla volta di Prevalle, in Kosovo.
L’ultimo check-point è fissato a Canakkale (Turchia) per raggiungere il quale bisognerà prendere uno dei tre traghetti consentiti (la strategia risulterà fondamentale al fine di perdere meno tempo possibile) prima di puntare l’arrivo di Istanbul.
Il percorso, che varierà in base alla capacità di ogni atleta di definire la via migliore, risulterà di circa 40.000 km con uno sviluppo altimetrico che non sarà inferiore ai 45 mila metri di dislivello.
“Dopo 14 anni e 49 gare, di cui 19 vittorie, 8 secondi posti e altrettanti terzi posti, ho scelto il debutto in quella che è l’unica gara su strada che ancora manca al mio palmares di partecipazioni, per celebrare la mia carriera.” dichiara Omar, giunto alla sua cinquantesima gara di ultracycling.
Al via da Istanbul i migliori atleti al mondo: Christoph Strasser, già vincitore della Race Across America e delle ultime due edizioni della Transcontinental, Abdullah Zeinab che, come Omar, ha all’attivo la vittoria in una Transamerica e in una Indian Pacific Wheel Race, Josh Ibbett, vincitore di una delle prime edizioni della corsa europea, Pawel Pulawski, secondo al traguardo della Transamerica vinta proprio da Omar, Stefan Gemperle, già secondo all’ultima Transcontinental e considerato uno dei favoriti della vigilia, oltre a moltissimi outsider che compongono il roster di partenza di oltre 300 atleti nella categoria “SOLO”.
Omar sta trascorrendo questi ultimi giorni sullo Stelvio, luogo del cuore e di duri allenamenti, mettendo a punto tutta l'attrezzatura e testando gli strumenti da portare in gara.
4 APRILE 2024, OMAR TRIONFA IN AUSTRALIA
Dopo 19 giorni in sella alla propria bicicletta, Omar ha trionfato alla Indian Pacific Wheel Ride, gara estrema di 5500 chilometri e oltre 30.000 metri di dislivello. Il percorso che si snodava tra le città di Perth e quella di Sydney, ha visto gli atleti in gara sfidarsi in alcuni degli ambienti più suggestivi ed estremi d’Australia, attraverso il deserto del Nullarbor, lungo la scenica Great Ocean Road passando attraverso le città di Adelaide e Melbourne e, ancora, scalando alcune delle salite più iconiche delle Alpi Australiane, con ascese oltre i 1600 metri di quota prima di raggiungere il punto di arrivo all’Opera House di Sydney.
La gara è stata segnata da un tragico incidente in cui ha perso la vita l’atleta australiano Chris Barker, veterano della gara, che è stato investito durante l’attraversamento del Nullarbor. L’incidente ha sconvolto gli atleti, contribuendo alla sosta di oltre 60 ore che ha visto Omar fermarsi per più di due giorni in un piccolo Motel a Minnipa.
”Quando ho ricevuto la notizia dell’incidente di Chris il primo istinto è stato quello di fermarmi. Ero sconvolto per l’ennesimo incidente mortale ai danni di un ciclista. Contestualmente stavo affrontando anche un infortunio alla caviglia sinistra, una borsite con conseguente versamento alla caviglia, che ha minato fisico e mente. Solo dopo due giorni chiuso in un letto di un piccolo motel nel cuore del deserto, ho trovato la forza e la motivazione per riprendere la gara anche e soprattutto per onorare la memoria di Chris.”
Tornato in sella in quarta posizione, ha via via riacquistato confidenza con la strada, cercando di riprendere da dove aveva interrotto. La rimonta si è conclusa con il sorpasso dell’atleta tedesco Hans Udo-Vieten proprio ai piedi della sezione alpina, durante la quale ha incrementato il vantaggio fino ad accumulare oltre 300 chilometri sul secondo.
Le ultime 24 ore, caratterizzate da forti nubifragi e allerta meteo su tutta l’area di Sydney, sono stata una lunga passerella fino all’arrivo vittorioso all’ombra dell’Opera House.
A completare il podio Hans-Udo Vieten (Germania) e Luke Patch (Australia).
”Mi sono presentato al via della gara in maniera un pò inaspettata e senza aver completato un ciclo di preparazione completo: dopo l’avventura in Antartide, è stato un rientro alle gare abbastanza inedito. Attraversare l’Australia è stato un lungo viaggio introspettivo che mi ha messo alla prova, soprattutto alla luce dell’incidente di Chris che doppia la tragica scomparsa di Mike Hall, che proprio qui aveva perso la vita durante la medesima competizione nel 2017. Centrare l’accoppiata con la Trans America, per di più al primo tentativo, è stato un motivo di orgoglio immenso: ora un pò di riposo di cui ho veramente bisogno, prima di affrontare la seconda parte della stagione.”
Al rientro in Italia riprenderà il progetto “Bike to 1.5°C” con la serie di incontri di divulgazione nelle scuole e alcune serate ed eventi in cui Omar racconterà le recenti esperienze in Antartide e Australia.
MARZO 2024, AL VIA UNA NUOVA SFIDA IN AUSTRALIA!
Omar Di Felice, rientrato da due mesi da Antarctica Unlimited è pronto a partire per una nuova avventura estrema: sarà, infatti, ai nastri di partenza della Indian Pacific Wheel Ride, gara estrema di 5500 chilometri e oltre 30.000 metri di dislivello.
Il percorso si snoda tra le città di Perth, da cui prenderà il via ufficialmente il 16 Marzo, a quella di Sydney. Ancora nel pieno dell’estate australe, i corridori attraverseranno regioni aride e desolate tra cui spicca il deserto del Nullarbor, prima di affrontare la scenica Great Ocean Road e i passaggi da Adelaide e Melbourne.
Cruciale sarà, infine, l’attraversamento delle Alpi Australiane, con salite oltre i 1300 metri di quota, che andranno a innalzare il dislivello proprio nella parte finale della gara, prima di raggiungere Canberra e, infine, il punto di arrivo all’Opera House di Sydney. La partecipazione alla gara, abbastanza inattesa e non programmata, si inserisce grazie al programma di incontri nelle scuole “Bike to 1.5°C” che prevederà delle sessioni prima della gara e al termine della stessa, in alcuni istituti di scuola primaria, durante i quali Omar avrà l’occasione di raccontare la recente sfida in Antartide e le connessioni con i cambiamenti climatici che proprio qui in Australia, negli ultimi anni, hanno causato incendi che hanno devastato alcune regioni mettendo a rischio gli ecosistemi e la sopravvivenza di alcune specie animali.
”Quando mi è stata offerta l’opportunità di portare in Australia il progetto di incontri nelle scuole non ci ho pensato due volte: dopo le fatiche in Antartide avevo voglia di un clima caldo e di pedalare con il termometro ben sopra gli zero gradi: sbirciando il calendario e sapendo che, proprio nel mese di Marzo, si svolge questa mitica gara australiana di ultracycling, la mente si è messa in azione. Pur non essendo ancora in forma (la stagione è appena iniziata e il complesso recupero dalla spedizione in Antartide è tutt’altro che ultimato) mi sono convinto che partecipare rappresenti un buon modo per scoprire l’Australia in sella alla mia bicicletta. Non ho particolari ambizioni, se non quella di mettermi alla prova al caldo estremo del Nullarbor e cercare di completare il percorso godendo in pieno dell’esperienza.”
Per questa sfida Omar utilizzerà la stessa bici che ha trionfato nella Transamericana!
6 Gennaio 2024: si conclude la spedizione in Antartide
Dopo oltre 48 giorni in solitaria e 716.5 km, Omar conclude la traversata dell’Antartide.
Una sfida che fin dall'inizio si è presentata complessa per condizioni climatiche imprevedibili e particolarmente avverse. I sastrugi, formati dal vento, e la neve fresca, hanno spesso rallentato drasticamente l'avanzata del nostro atleta che, in alcuni casi, ha dovuto persino scendere e spingere bici e slitta a mano. E le forti nevicate hanno imposto anche alcuni giorno di stop. Proprio il dilatarsi dei tempi ha costretto Omar a chiudere la spedizione prima del previsto: l'imminente chiusura della stagione e le condizioni del path nell'ultimo tratto verso il Polo Sud hanno fatto sì che la ALE richiedesse il rientro anticipato dell'atleta per questioni di sicurezza.
“Sono orgoglioso di ogni singolo metro di questi 716.5 km percorsi. Per 48 lunghissimi giorni ho vissuto ed esplorato il luogo più estremo del Pianeta. Ho pedalato, spinto, sofferto. Ho riso, pianto, gioito.Ho vissuto l’esperienza più incredibile della mia vita, realizzando il mio sogno più grande ma, soprattutto, ho imparato una cosa: il vero obiettivo è stato ciò che l’Antartide mi ha lasciato dentro. Il punto di arrivo è solo un dettaglio".
Omar considera comunque un successo la sua impresa, per tutto ciò che ha significato non solo da un punto di vista sportivo e atletico, ma soprattutto per l'impatto umano ed emotivo che un'esperienza del genere gli ha lasciato.
"In Antartide, per quasi due mesi, ho vissuto ascoltando solamente il ritmo che mente e corpo mi dettavano. Svegliarsi quando non si ha più sonno, mangiare e bere quando se ne sente l’esigenza, pedalare fin quando si sente di avere energie per farlo è uno dei modi migliori per scoprire se stessi, le proprie capacità e i propri limiti. Per quanto fossi stanco al termine dell’avventura, e non vedessi l’ora di tornare a casa, una parte di quel modo di vivere e trascorrere le giornate mi manca. Credo che la vera sfida possa essere la ricerca di un equilibrio che metta insieme le esigenze degli impegni dettati dalla quotidianità con quelli dei più intimi bisogni personali.
NOVEMBRE 2023: IN PARTENZA PER UNA NUOVA ANTARCTICA UNLIMITED
E' passato un anno dalla partenza della prima spedizione di Antarctica Unlimited: Omar era dovuto rientrare prematuramente, per problemi personali e forti avversità climatiche. Ma da vero atleta, e amante delle sfide estreme, non ha mai rinunciato al progetto e questi 12 mesi sono trascorsi con un pensiero fisso: preparare una nuova spedizione! In queste ore, Omar è già in Cile, a Punta Arenas: serviranno alcuni giorni per abituarsi al clima e controllare meticolosamente per l'ennesima volta ogni singolo dettaglio! Pochi giorni prima della partenza, Omar ci ha rialaciato una lunga intervista, dove ci racconta questo ultimo anno, con la spedizone in Ladakh, la vittoria della Trans Am, e tutto il percorso di preparazione per questo nuovo tentativo di attraversare il continente ghiacciato! Guarda qui il video dell'intervista!
GIUGNO 2023: IL TRIONFO ALLA TRANS AM BIKE RACE
Domenica 4 giugno, alle ore 6am, Omar di Felice affonda la prima pedalata della Trans Am Bike Race, una gara no stop di 7000 km con partenza da Astoria (Oregon) ed arrivo a Yorktown (Virginia) lungo gli Stati Uniti dalle coste del Pacifico a quelle dell’Atlantico. Una gara a tempo coast-to-coast, dove anche le pause per il riposo e ogni altra esigenza peseranno sul tempo finale di gara. Omar aveva già partecipato nel 2019, salendo sul podio con un tempo totale di 20 giorni e 8 ore! In gara con lui 50 atleti provenienti da tutto il mondo. Assolutamente vietato ogni aiuto dall'esterno! Per quasi tre settimane, seguiamo giornalmente l'ultracyclist che, ben presto, si pone al comando della gara ponendo sempre più distanza tra sé e il resto del gruppo.
Finalmente, il 22 giugno, dopo 18 giorni, 10 ore e 13 minuti, Omar Di Felice taglia in solitaria il traguardo della “Trans Am Bike Race”! La vittoria è la prima assoluta raggiunta da un italiano in quella che è considerata la gara di ultracycling più importante al mondo. Un successo che lo stesso atleta non si aspettava, una gara che come caratteristiche è molto lontana dal suo stile di performance e che proprio per questo , oltre al valore atletico, ha un impatto notevole anche sul piano privato e personale.
“Ho dedicato alla bici la mia vita e come in tutti i percorsi non sono mancati i momenti difficili e quelli in cui domandarsi se fosse la cosa giusta. Questo successo ora mi ripaga dei tanti anni di sacrifici e di impegno. E’ stata una corsa dura che mi ha messo alla prova su un terreno non sempre adatto alle mie caratteristiche fisiche, per questo questa vittoria assume un sapore ancora più dolce per me”
Queste le parole di Omar a caldo, subito dopo aver tagliato la linea del traguardo!
PRIMAVERA 2023: ALONE IN LADAKH - WINTER HYMALAIAN EXPEDITION
Lo scorso 11 Marzo, Omar Di Felice porta a termine la sua ultima missione: Alone in Ladakh, una traversata di una delle regioni più fredde della Terra. Dopo 11 giorni trascorsi in sella, 1100 chilometri e quasi 20.000 metri di dislivello, ha concluso la sua avventura sulla vetta del Khardung La a quota 5359 metri sul livello del mare.
A causa di alcune restrizioni dovute ai presidi militari (alcune aree sensibili di confine sono tutt’ora sotto il controllo militare e in costante tensione con Pakistan e Cina), Omar ha dovuto rivisitare il percorso originale. Dopo la partenza da Leh, ha intrapreso l’attraversamento della Nubra Valley e della pista sterrata che lo hanno portato al Lago Pangong, uno dei laghi salati più alti al mondo, che in inverno risulta completamente ghiacciato.Da qui, Omar è passato nuovamente da Leh per la seconda parte dell’avventura, non prima di aver valicato anche il Chang La a quota 5339 metri sul livello del mare.
La seconda parte di questa spedizione ha visto Omar spingersi sulla via per Kargil, teatro di una delle recenti guerre più sanguinose di questa porzione di India, fino al confine con il Kashmir nel villaggio di Drass, considerato il secondo più freddo al mondo (dopo il villaggio siberiano di Oymyakon) per poi fare ritorno a Leh, doppiando nuovamente altri due passi himalayani: il Namik La e il Fotu La.
Arrivato a Leh Omar ha voluto concedersi un’ultima scalata simbolica al Khardung La: nonostante già scalato in avvio, ha deciso di ripetere la salita.
Compiuta la missione, Omar ha dichiarato: “Il Ladakh ha segnato un punto di ripartenza dopo le difficoltà del post-Antartide. Non avevo obiettivi specifici e quest’avventura mi ha aiutato a riprendere il feeling con l’estremo (ho pedalato costantemente sopra i 4000 metri di quota con temperature variabili tra i -12°C e -20°C) in una terra, però, che mi ha anche donato calore e accoglienza. Nei piccoli villagi attraversati non sono mai mancati una coperta e un piatto di riso caldo la sera, nonostante le popolazioni locali stiano sperimentando sempre più gli effetti della scarsità idrica e dei cambiamenti climatici”.
INVERNO 2022: ANTARCTICA UNLIMITED
La missione in Antartide inizia ufficialmente il 26 Novembre 2022 alle ore 21. Quella sera infatti, dopo 6 giorni di attesa al Campo Base Union Glacier a causa del maltempo, finalmente, un aereo riesce a prelevare Omar e a portarlo ad Hercules Inlet, punto di partenza della sua spedizione. Da qui dovrà percorrere oltre 1.200 km per raggiungere il Polo Sud e arrivare alla costa del Leverett Glacier, impresa mai riuscita integralmente a nessuno in sella ad una bicicletta.
La scelta di compiere questa impresa in Antartide, un luogo particolarmente toccato dal riscaldamento globale, è rappresentativa del percorso di sensibilizzazione intrapreso da Omar Di Felice per far toccare con mano gli effetti del cambiamento climatico qualora non si riuscisse a mantenere la temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C.
La bicicletta con cui Omar affronta l’impresa riporta la grafica delle stripes climatiche di Ed Hawkins, scienziato del clima presso l'Università di Reading, nonché membro ufficiale del Consiglio Scientifico di Antarctica Unlimited. Lo stesso Hawkins dichiara: “L'avventura di Omar è pericolosa, coraggiosa ed eccitante e sono grato che stia usando le strisce per aumentare la consapevolezza sul cambiamento climatico durante una spedizione così importante".
Purtroppo, le cose non andranno come previsto. E dopo poco più di una settimana e un centinaio di chilometri percorsi, in una situazione climatica particolarmente avversa che aveva di nuovo bloccato l'atleta all'interno della sua tenda, la spedizione si interrompe.
Ma cosa è successo a Omar? In un comunicato stampa molto vero e toccante, l'atleta racconta come ha visuto quegli ultimi giorni e come è arrivato ad una decisione tanto sofferta.
“Sarei falso se non ammettessi che il sentimento predominante ora è tristezza. Credo sia giusto raccontare cosa io abbia vissuto e cosa ci sia dietro quel gravi problemi personali che non mi ha permesso di andare avanti. L’anno appena trascorso è stato un concentrato di dolore: mantenendo la riservatezza di cui ho bisogno per salvaguardare la mia privacy, mi sono trovato a lottare con cose ben più grandi di me, a partire dal ripresentarsi di problemi familiari che hanno accompagnato la mia vita. La scelta che ho fatto, di coraggio e dolore al tempo stesso, è stata l’unica possibile in questa condizione per non venir meno a quel patto di fiducia con la vita. Fermarmi un attimo prima di rischiare di perdere completamente la lucidità è stato il passo più sofferto ma l’unico possibile.”
Con queste parole, Omar saluta l'Antartide. Ma come lui stesso affermerà, non è un addio ma solo un arrivederci al prossimo inverno!
PRIMAVERA 2022: ARCTIC WORLD TOUR
La spedizione al Circolo Polare Artico, è quella che ufficialmente da il via al progetto Bike to 1.5°C.
Se dalla rivoluzione industriale ad oggi, la superfice terrestre si è riscaldata di circa 1.2°C, le temperature non stanno aumentando allo stesso ritmo in tutti gli angoli del mondo.Alcune aree infatti, si stanno riscaldando ad un ritmo più veloce rispetto all'oceano. E il più grande valore anomalo è registrato proprio nell'Artico, che si sta riscaldando due volte più velocemente della media globale. Se il permafrost (il terreno ghiacciato dove da millenni sono intrappolate enormi riserve di gas metano) dovesse scongelarsi, finirebbero in atmosfera enormi quantità di gas serra, accelerando pericolosamente il riscaldamento globale.
La spedizione di Omar Di Felice, nasce proprio dalla necessità di portare l'attenzione pubblica su una questione urgente e ancora oggi poco valutata.
8 Paesi, 4000km di strada e 40.000 metri di dislivello.
Russia, Finlandia, Svezia, Norvegia, Islanda, Groenlandia, Canada e Usa (Alaska).
“Guardavo il mondo senza capire che per trovare la chiave che stavo cercando avrei dovuto solo cambiare il punto di osservazione. Si parte per il giro del mondo artico lungo le sue tre linee di confine. 4000 km dalla Kamchatka, in Russia, alla Lapponia e poi su dalle Svalbard all’Islanda e infine Groenlandia, Canada e l’Alaska. Sarà il viaggio che vale una vita intera. Tutto il mio amore per la natura, l’inverno e la bicicletta“, ha scritto Omar.
Perché questo itinerario ad anello?
I confini climatici non corrispondono ovviamente a quelli politici e sono determinati attraverso altre convenzioni come la linea dell'isoterma dei 10°C di luglio e la linea degli alberi. Gli alberi per esempio hanno bisogno di una serie di fattori ambientali per crescere, come la temperatura. L'isoterma di 10°C di luglio significa tracciare una linea immaginaria che congiunge tutti i punti della Terra dove la temperatura media di luglio non va oltre i 10°. A nord di questa linea entriamo nella tundra dove troviamo arbusti con adattamenti molto forti a resistere al freddo, mentre al di sotto troviamo le grandi estensioni delle foreste tropicali che chiamiamo taiga. La linea degli alberi fissa invece il confine ecologico e l'ultimo albero a spingersi verso nord segna questo confine, oltre il quale non è proprio possibile per nessuna pianta arborea vivere.
La natura segue dinamiche climatiche che purtroppo stanno cambiando velocemente, andando a ridisegnare anche le linee degli alberi.
Queste le tappe del suo tour:
- da Petropavlovsk a Ust' Kamchatsk (Kamchatka)
- da Murmansk a Tromso (Russia, Finlandia, Svezia e Norvegia)
- Longyearbyern - percorso ad anello (Svalbard)
- da Russel Glacier a Sisimiut (Groenlandia)
- Snaefellsness - percorso ad anello (Islanda)
- da Whitehorse (Canada) all'Alaska
Il 12 Aprile, dopo 69 giorni, Omar Di Felice conclude con successo l'Arctic World Tour.
Photo Copyright © 2023 Omar Di Felice –Asd Ultracycling Team. All rights reserved.