Ai confini del sogno
L’avventura inizia in un afoso pomeriggio di luglio con un manipolo di sconosciuti avventurieri che si incontrano nell’aeroporto di Francoforte, per imbarcarsi su un affollatissimo volo notturno con “destino Buenos Aires”. Dopo una notte tranquilla in volo sbarchiamo sul suolo argentino, recuperiamo i bagagli e ci dirigiamo alla ricerca del nostro autista. Ai taxi la fila in attesa è interminabile! Per fortuna ci siamo organizzati, tramite il corrispondente locale di Avventure nel Mondo, un comodo transfer privato tra l’aeroporto internazionale dove atterriamo e quello nazionale dove in serata abbiamo il volo che ci porterà a Puerto Iguazù. In un’oretta di bus, nella luce del nuovo giorno argentino, raggiungiamo l’aeroporto nazionale dove monopolizziamo i divanetti di un bar in attesa del nostro volo. Qui tra chiacchiere e scelte fondamentali come il cassiere per il viaggio, il ristorante per la cena e dolcetti locali il tempo vola!
Prendiamo un volo in perfetto orario e guardando dai finestrini a sinistra viviamo una prima forte emozione: una vista mozzafiato delle cascate di Iguaçu e, grazie a un pilota in vena di generosità e virate, subito dopo dai finestrini di destra conferma la meraviglia della stessa visione. Nel giro di 30 minuti, passando all’interno di un frondoso parco nazionale delle cascate, raggiungiamo in taxi il paese e le casette che ci ospiteranno nei primi giorni di viaggio. Prendiamo possesso delle camere, cambiamo i primi pesos con il nostro host e andiamo a cena sulla via principale. Ovviamente empanadas, carne alla griglia e vino argentino non possono mancare per dare inaugurare la nuova avventura.

Le cascate Iguazù e la regione delle missioni
Di mattina presto ci vengono a prendere i due autisti del corrispondente che saranno i nostri numi tutelari per i giorni che passeremo nella regione di Misiones. Come concordato con l’agenzia per cui lavorano arrivano con un bustone di pesos argentini e passiamo un’oretta a fare conti e cambi dei primi versamenti di cassa comune. Finiti i conteggi gli autisti ci accompagnano nella vicina caffetteria dove facciamo colazione e compriamo acqua ed empanadas per il pranzo.
Alle 10.00 siamo in biglietteria pronti ad entrare nel parco delle cascate di Iguazù – lato argentino.
Iniziamo l’esplorazione del parco dal Paseo Superior che percorriamo in circa un’ora e che ci dà un primo assaggio della bellezza delle cascate, dell’isola San Martin e in lontananza la passerella della Garganta del diablo. Prenotiamo la corsa sul trenino del parco che gratuitamente ci porta dalla Estación Cataratas, vicino l’ingresso, fino all’inizio delle passerelle che portano alla Garganta del Diablo. Le attese alle stazioni, piuttosto affollate, sono allietate all’andata dai giochi delle scimmie, che arrivano fino sui tavoli della caffetteria a rubare il cibo, e al ritorno dalla simpatia degli opossum. La Garganta del diablo è davvero impressionante per portata d’acqua, rumore, affollamento e intensità della doccia nebulizzata che si fa nel tentativo di scattare qualche foto. Esperienza vivificante… ma non dimenticate l’impermeabile, vi servirà! Riprendiamo il treno per scendere dalla parte alta del parco e imbocchiamo il Paseo Inferior che per la durata di un’ora ci riempie gli occhi di meraviglia e della vista di cascate enormi e cascatelle che fotografiamo da tutte le angolazioni. Finita la passeggiata prendiamo un caffè e decidiamo di rifare il percorso in senso inverso per poter nuovamente ammirarne la bellezza. Alle 17.00 come concordato ci troviamo davanti all’ingresso del parco con i nostri autisti per andare a Hito Tres Frontera ad ammirare il tramonto sul fiume che segna i confini tra Argentina, Brasile e Paraguay. Dopo le foto di rito andiamo a cercare posto per la cena, trovando un locale molto grazioso, per poi rientrare in hotel a piedi.
Appuntamento con gli autisti alle ore 06.30 alla solita caffetteria già colazionati e con il pranzo acquistato. I tempi sono un po’ più lenti del preventivato ma ci mettiamo presto in auto per iniziare la lunghissima e lentissima fila alla frontiera con il Brasile. Passato il confine scendiamo a farci timbrare il passaporto, per i collezionisti di timbri, e ci dirigiamo al punto vendita delle gite.
Decidiamo di non fare il giro in elicottero per vedere le cascate dall’alto, troppo caro, e scegliamo la gita in gommone sotto le cascate: Macuco. A piedi raggiungiamo l’ingresso del parco di Iguazù – lato brasiliano e ci mettiamo in fila alle biglietterie automatiche dove ci muniamo di ticket d’ingresso, passiamo il controllo biglietti e ci catapultiamo sul bus a due piani che porta a diverse fermate dentro al parco. In bus ci godiamo l’arietta decisamente fresca e la gloriosa vegetazione in cui siamo immersi e scendiamo alla seconda fermata per cominciare il percorso a piedi che in un crescendo di bellezza ci fa sostare in diversi punti panoramici fino ad arrivare alla passerella che, tra una folla di turisti e un benevolo arcobaleno, ci porta direttamente sopra il salto di una cascata. Magico! Il parco è incredibile e ogni scorcio davvero esaltante: condor che volano nei cieli, farfalle in ogni dove e sempre il benefico rumore dell’acqua… non vorremmo mai venire via. A malincuore prendiamo a fine percorso l’ascensore che ci riporta ad altezza strada e con lo stesso bus dell’andata raggiungiamo la fermata da cui parte la nostra gita Macuco. La prima parte del tour è nella foresta a bordo di un bus aperto con tanto di spiegazioni di fauna e flora. Facciamo poi un breve percorso a piedi e raggiungiamo l’imbarcadero. Lasciamo i nostri averi nei locker e ci imbarchiamo sul gommone che fa il giro “asciutto” cioè quello che evita la doccia sotto la cascata. Il giro in gommone dura poco più di dieci minuti, un po’ breve, ma vedere le cascate anche da questa prospettiva e arrivare fin sotto al salto di una delle cascate minori è molto emozionante.
Nel primo pomeriggio usciamo dal parco e attraversando la strada a piedi andiamo al Parque de Aves che si trova proprio di fronte. Qui passiamo un paio d’ore seguendo il percorso all’interno del parco che ci porta a entrare e uscire da immense gabbie, perfettamente nascoste e armonizzate con la natura circostante, dove vediamo fenicotteri, pappagalli di tutti i colori, tucani, condor, civette e molti altri uccelli dai piumaggi inusuali. Usciti dal parco raggiungiamo il parcheggio delle auto e i nostri prodi autisti che, facendo nuovamente la fila in frontiera in uscita, ci consegnano stanchi e felici davanti al nostro hotel.
Andiamo a piedi in centro dove ci concediamo un succoso cordero alla cruz, carne cotta su uno spiedino enorme inclinato a 45° sul fuoco per conferire alla carne una cottura particolare, verdure alla griglia e vino a volontà. Sazi di tanta bellezza e bontà andiamo a letto molto soddisfatti.
Ieri sera il nostro “autista capo” ci ha fatto una proposta che non potevamo rifiutare: reinserire nel programma della giornata la visita alla miniera, eliminata per problemi di tempo, a costo di alzarci presto la mattina. Alle ore 06.15 siamo tutti pronti davanti all’hotel e alle ore 07.00 siamo all’ingresso della Mina Tierra Colorada. Qui un ragazzo molto cortese ci fa un breve racconto delle pietre che vengono estratte e lavorate e, con tanto di caschetti, ci porta all’interno della miniera che si trova a livello strada dove scattiamo delle foto. Ovviamente il giro si conclude nel negozio della miniera dove, forse complice il poco tempo, non troviamo nulla di interessante da comprare. Ci rimettiamo di nuovo in auto, facciamo solo una breve sosta all’Autogrill locale per fare colazione, e raggiungiamo il punto di frontiera con il Paraguay da cui parte il traghetto. Imbarchiamo auto e persone e con 20 minuti di navigazione sul fiume Paranà raggiungiamo la sponda opposta.
Dedichiamo un paio d’ore alla visita di due missioni: Mision Santísima Trinidad de Paraná e Mision Jesús de Tavarangue. In entrambi i siti la visita inizia con un filmato che contestualizza il periodo storico della fondazione; subito dopo una guida locale ci accompagna tra le rovine della missione e ci racconta in spagnolo storia e funzioni dei vecchi edifici della comunità che li abitava. Ci fermiamo a pranzo in un comedor a peso: una specie di mensa dove si riempie il proprio piatto e si paga in base al peso di quanto preso. Decidiamo di farci una sana bevuta insieme ai driver. E facciamo proprio bene perché fuori ci aspetta l’avventura nell’avventura, appena immessi sulla strada che dovrebbe portarci al porto per prendere l’ultimo traghetto della giornata restiamo imbottigliati nel traffico. Scopriamo che si è ribaltato un camion, in un incidente mortale come leggeremo poi sui giornali online, e siamo costretti a passare la frontiera con l’Argentina via terra utilizzando il ponte.
È abitudine degli argentini andare in Paraguay per fare compere, soprattutto di elettrodomestici e ricambi per auto, visti i prezzi migliori. Questo si traduce in una coda infinita alla frontiera. Ci mettiamo in fila verso le ore 16.00. Mentre gli autisti restano in fila noi scendiamo a esplorare i dintorni, vedere negozi e bancarelle, fare amicizia con ragazzi paraguaiani che cucinano per strada. Riusciremo a passare i controlli di confine solamente dopo le ore 22.00 tutti piuttosto provati e a raggiungere il nostro hotel a San Ignazio solamente a mezzanotte.
Oggi decidiamo di rimodulare la giornata e prendercela con un po’ di calma. Ci ritroviamo alla spicciolata a fare colazione nel locale accanto alle nostre cabanas e ci prepariamo per l’appuntamento con i nostri autisti. Andiamo a visitare la Misiones San Ignazio Minì, le ben conservate rovine delle missioni gesuite dichiarate patrimonio dell’Unesco, visitando il museo e seguendo tra i ruderi della missione le interessanti spiegazioni della guida del sito.
Ci mettiamo in auto per raggiungere la stazione dei bus di Posada. Qui ci congediamo dai nostri autisti con una fotografia di gruppo allargato, acquistiamo il pranzo, la cena e la colazione per il viaggio e ci mettiamo in fila per le procedure di imbarco di persone e bagagli. Sul bus i posti sono molto comodi e l’aria condizionata a palla! Non essendoci il wi-fi, come alcuni di noi speravano, ci facciamo cullare dal movimento del bus attraverso panorami un po’ piatti e sempre uguali che si vivificano solo durante le soste in paesini sperduti di questa zona dell’Argentina. Partendo di sabato non c’è il bus diretto, arriviamo, quindi nella stazione di interscambio dove cenando aspettiamo la nostra coincidenza che arriva con quasi due ore di ritardo.
Rifacciamo la consueta procedura di imbarco, ci vestiamo il più possibile per proteggerci dall’aria condizionata e ci mettiamo comodi sulle nostre camas per schiacciare un lungo pisolino. Decisamente un’esperienza argentina!
Nonostante il ritardo alla partenza il bus arriva a Salta in orario. Scarichiamo i bagagli e fuori dalla stazione dei bus ci mettiamo in fila per prendere un supereconomico taxi che ci porta in hotel. Qui incontro, il referente della nostra agenzia, per il pagamento dei servizi della Puna e per il cambio euro/ars. I conteggi sono come al solito un po’ macchinosi ma per ora di pranzo riusciamo a chiudere tutto e prepararci alla scoperta della città.
Oggi è il giorno dell’indipendenza, festa nazionale, e Plaza 9 de Julio, la piazza principale, è addobbata da bandiere argentine mentre nel resto delle strade i negozi sono tutti chiusi. Ci fermiamo a pranzo sotto i portici della piazza e ci concediamo empanadas e insalata per interrompere il ciclo infinito di piatti di carne alla griglia. Una volta rifocillati ci trasferiamo al Mamm, Museo archeologico d’alta montagna, dove seguendo il percorso guidato museale arriviamo a vedere la mummia del Niño. Il bambino mummificato fa parte dei ritrovamenti delle mummie del monte Llullaillaco (Niña del Rayo, Niño e Doncella) vittime di antichi riti che contemplavano sacrifici umani.
Facciamo poi un giretto del centro e aspettiamo che apra la cattedrale e la chiesa di San Francesco, per poterle visitare. La città è carina ma non ci colpisce particolarmente. Facciamo poi una mezz’oretta di passeggiata per raggiungere le pendici del Cerro San Bernardo e ci mettiamo in fila per la salita con la teleferica. Oggi forse complice il giorno festivo c’è parecchia gente in attesa. Saliamo ammirando il bel paesaggio di questa città che è molto più grande di quello che sembra. Dopo un breve giro in cima e qualche foto al tramonto ci rimettiamo in fila alla teleferica per scendere e fuggire dal vento sferzante e dal freddo.
Sempre a piedi andiamo nella zona del nostro hotel per raggiungere il ristorante peña, ristoranti con spettacoli e musica dal vivo, prenotato per la serata. Accolti da camerieri vestiti da gauchos entriamo in una sala enorme piena di turisti argentini che arrivano da ogni regione del paese e raggiungiamo il nostro tavolo. Ci godiamo la nostra buona cena e la musica folcloristica proposta sul palco. Durante la serata sono numerosissimi e commoventi le manifestazioni dello spirito nazionalistico degli argentini che tra bandiere nazionali e urli: “Viva la patria! Viva!” commemorano il giorno dell’indipendenza del loro paese.

Esplorando la Puna Argentina
Oggi si parte per il tour della Puna con i 4x4! Nell’eccitazione generale aiutiamo i nostri autisti a caricare le valigie sulle auto, facciamo gli equipaggi e siamo pronti per lanciarci alla scoperta di queste zone. Oggi ci aspettano 180 Km di strada tutta asfaltata. Iniziamo soft. Prima fermata tecnica al supermercato per comprare i boccioni d’acqua per tutto il gruppo e gli immancabili sfizi da sbocconcellare in auto.
Facciamo una prima veloce sosta alla diga di Cabra Corral, di cui gli autisti ci raccontano brevemente la storia, ed entriamo nella Quebrada de las Conchas, chiamata la gola delle conchiglie a causa dei resti fossili che sono stati ritrovati, una riserva naturale che si trova tra le città di Salta e Cafayate.
Veniamo catapultati subito in un altro pianeta fatto di rocce alte ed erose dai venti che stagliano i loro colori su un cielo blu terso. Facciamo delle soste fotografiche alla Garganta del diablo e all’Anfiteatro le cui rocce sono state erose nei secoli da vento e acqua e dove un musicista con la sua chitarra ci fa apprezzare anche la suggestiva diffusione del suono. Altra bella sosta fotografica che ci permette di ammirare tutto il paesaggio circostante è il Mirador Tres Cruces. Nel primo pomeriggio raggiungiamo il punto di partenza del nostro breve trek odierno e ci mettiamo in marcia all’interno della Yesera, uno splendido canyon, dalle pareti alte e protettive, che ci guidano verso una duna di sabbia da cui possiamo ammirare il meraviglioso paesaggio de La Yesera dall’alto. Noi abbiamo percorso il sentiero al contrario e ciò ci ha permesso di visitare tutto il sito tenendoci la parte più panoramica per ultima.
Facendo tutto con calma siamo fuori in un paio d’ore, riprendiamo le auto e ci mettiamo in moto in direzione Cafayate. Facciamo una breve sosta fotografica alla parete di roccia rossa chiamata Los Castillos, erosa dal vento a formare le guglie di un castello e puntiamo alla Botega Nanni: una delle numerose case vinicole che si trova in città.
Arriviamo troppo tardi per fare il giro delle cantine e delle vigne. Riusciamo però a fare la degustazione di 4 ottimi calici di vino locale ottenuto da vite coltivate in altura. Alcuni sono davvero notevoli, imprescindibili il Torrontés, bianco tipico di questa zona, e il Malbec riserva. Ne approfittiamo per acquistare alcuni souvenirs da riportare in Italia. Ceniamo in un ristorante accanto all’hotel dove mangiamo ravioli ripieni, di chiara tradizione italiana, rivisitati in chiave argentina. Fa freddo ma facciamo comunque un giretto veloce della vicina piazza centrale e poi a nanna.
Questa mattina in hotel prima di partire facciamo il briefing dove gli autisti ci illustrano sulla mappa il percorso della giornata, diventerà una nostra piacevole abitudine quotidiana, carichiamo le valigie e prendiamo la mitica Ruta 40, la strada che con i suoi oltre 5.000 km attraversa l’Argentina da nord a sud. La prima fermata e a San Carlos per vedere velocemente la Chiesa di San Carlo Borromeo e subito dopo al cementerio de Santa Rosa. La Ruta 40 da asfaltata è diventata uno sterrato che rende ancora più avventuroso il nostro procedere nella luce tersa della mattinata. Ci addentriamo nella Quebrada de las Flechas, all’interno dell’area Natural de Angastaco, e facciamo una piccola passeggiata sulla strada polverosa, per fortuna per nulla trafficata, che si snoda tra splendide formazioni rocciose, acuminate come frecce, che puntano il cielo.
Dopo le numerose foto riprendiamo i nostri 4x4 per arrivare al villaggio di Molinos per pranzo. Ci fermiamo in una vecchia hachieda, residenza dell’ultimo governatore di Salta, ora riconvertita in hotel/ristorante. Ci sediamo a uno dei tavoli all’aperto e ci godiamo la placida atmosfera coloniale e il buon cibo. Prima di ripartire facciamo una breve passeggiata per il piccolo paese, deserto, e visitiamo l’Iglesia San Pedro Nolasco de los Molinos. Riprendiamo le auto e raggiungiamo un altro piccolo paeseino: Seclantàs. Passiamo davanti alla chiesa e passeggiamo nella piazza principale. È orario di siesta e non c’è in giro nessuno; a un angolo della piazza troviamo mamma e figlia con il loro carrettino di dolci casalinghi. Nonostante il lauto pasto appena concluso facciamo onore ai più buoni alfajores, i dolci tipici argentini, mai assaggiati!
Ci rimettiamo in auto per la nuova destinazione: camino de los artesanos, una manciata di negozi disposti lungo la strada dove un tessitore, famoso nel mondo per aver regalato il poncho al Papa, ci fa vedere i suoi metodi di tessitura e ci illustra i lunghi tempi di lavorazione manuale, anche un mese per un poncho salteño, che giustificano i prezzi, abbastanza alti, dei suoi manufatti. Alcuni di noi sono interessati a comprare poncho e scialle ma le lunghe trattative economiche si concludono in un nulla di fatto.

Riprendiamo la strada mentre si alza un vento molto forte, e relativi turbini di polvere, decidiamo quindi di non fare il trek previsto nel Desierto del Los Colorados perché diventerebbe una tortura. Attraversiamo in auto il Parque Nacional de los Cardones, molto suggestivo con il suo susseguirsi di cactus di tutte le fogge e dimensioni, e scendiamo per fare due passi e alcune foto buffe. Riprese le auto usciamo dal parco utilizzando la Recta Tin Tin, 18 km di rettilineo tracciati su una vecchia strada inca, e ci dirigiamo alla meta finale della nostra giornata: Cachi. Lungo la strada incontriamo diversi altari circondati da bandiere rosse; sono le edicole erette per devozione di Gauchito Gill una specie di santo pagano protettore degli automobilisti. Cena e piccola passeggiata per il paese, stando attenti al passaggio dei tir che lo attraversano seguendo la Ruta 40, e anche oggi concludiamo la nostra giornata!
Briefing mattutino e siamo pronti per partire con i nostri 4x4 già carichi di valigie. La prima fermata è al “granaio inca”: le grotte dove in tempi antichi gli inca conservavano le loro provviste in modo da poterle ritrovare e usare mentre seguivano il pellegrinaggio tra i loro pueblos e i luoghi sacri della religione. Poco distante facciamo una sosta per ammirare i due vulcani gemelli, piuttosto piccoli, e lo sterminato campo di pietre pomice ai loro piedi. Ci rimettiamo poi in auto e percorriamo una zona montana colpita gravemente dai terremoti del 1930. Passiamo dal piccolo paese di La Poma che è stato completamente raso e suolo e ricostruito accanto al vecchio paese distrutto. Mentre guida per queste strade surreali il nostro autista ci racconta la storia di Eulogia Tapia, anziana signora ancora vivente la cui casa si trova poco fuori dal paese, una leggenda delle canzoni folcloristiche argentine. La leggenda narra che lei fosse una bravissima cantante. Un giorno il poeta Manuel José Castilla e il compositore Gustavo “Cuchi, che viaggiavano nella zona, saputo della ragazza vollero sentirla cantare. La ragazza si rifiutò dicendo che non avrebbe cantato gratis. Si accordarono quindi così: se il poeta avesse apprezzato il canto di Eulogia in cambio avrebbe dovuto scriverle una canzone. È così che nacque la famosa canzone folk “La Pomeña”.
Sempre seguendo la Ruta 40 iniziamo a salire, parecchio, seguendo i tornanti di una strada stretta, sterrata e con un inquietante strapiombo dal lato del passeggero! Ci fermiamo al punto panoramico di Abra del Acay (4.972 m) dove scendiamo per una foto. Difficilissimo resistere alla forza del vento che porta via di tutto; sassolini compresi che vengono sollevati dal terreno e sparati ovunque. Andiamo via velocemente e ricominciamo a scendere l’altro versante della montagna; facciamo poca strada però prima di accorgerci di aver forato! Per fortuna i nostri autisti sono esperti sia alla guida che nelle attività di riparazione. Trovano il buco mettono ‘una pezza’ e continuiamo a scendere verso San Antonio de los Cobre. Abbiamo perso tempo per la foratura e siamo un po’ in ritardo sulla nostra tabella di marcia. Nel paese di San Antonio de los Cobre, mentre noi mangiamo e diamo una rapida occhiata alla chiesa di San Antonio da Padova, gli autisti fanno riparare la foratura nel primo pomeriggio siamo pronti a rimetterci in marcia.
Usciamo dalla Ruta 40 e ci addentriamo nei dintorni. Passiamo da Abra del Gallo godendoci i panorami punteggiati da belle vigogne che non sembrano troppo spaventate dal passaggio delle nostre auto. Passiamo per il paese minerario di Santa Rosa e ci parcheggiamo direttamente dentro al Salar de Pasto Grande. Un salar bianchissimo che, anche se più piccolo dei suoi vicini boliviani, ci regala bei giochi di prospettive e le imprescindibili foto sceme che i nostri autisti si divertono a fare a tutto il gruppo! Riprendiamo i 4x4 ed entriamo ufficialmente nella zona della Puna argentina: un territorio magico caratterizzato da montagne, vulcani, rocce dai colori incredibili e terreno desertico… siamo su un altro pianeta e ci siamo solo noi!
Attraversiamo il Salar de Pòcitos, un salar di terra rossa con la sua piccola laguna che ci avvicina alla zona delle rocce. Entriamo nella zona del desierto colorado, un susseguirsi di rocce fossili e sinuose che riproducono tutti i colori della terra che accompagnano il nastro della strada per poi sfociare nel Desierto del Diablo. Qui il paesaggio è davvero surreale e sembra di essere stati teletrasportati dalla terra direttamente sul pianeta Marte. Non a caso la Nasa qui fa missioni di geologia spaziale. Saliamo su un’altura e ci godiamo il colpo d’occhio che abbraccia il colore rosso di queste rocce che abbiamo la fortuna di vedere in quella che i fotografi chiamano l’ora blu e che ci regala una estrema intensità di contrasti tra il blu del cielo e il rosso delle rocce. Ci godiamo il vento e il silenzio di questo luogo fino al calare del sole quando la temperatura diventa veramente troppo fredda. A malincuore dobbiamo lasciare questo strano ma incredibile paradiso portandoci via il suo ricordo negli occhi insieme alla miriade di foto che abbiamo scattato. Usciamo dal Desierto seguendo il percorso delle 7 Curvas che ci riporta alla civiltà - si fa per dire - del paese di duecento anime, dove dormiremo: Tolar Grande. Sembra di essere stati catapultati in un paesino western sperduto nel nulla dove gli unici movimenti umani sono dati dagli spostamenti dei mezzi dei minatori che lavorano nelle miniere di litio della zona. Ci sistemiamo nelle nostre stanze e insieme agli autisti andiamo a mangiare nel comedor dei minatori della zona. Ceniamo presto perché alle ore 20.00 inizia il loro turno.
Oggi la giornata comincia molto bene con la colazione preparata per noi dai nostri autisti, sono bravissimi a fare il caffè e a tagliare il pane, e condivisa nello spazio comune della nostra hosteria municipal, ci siamo solo noi! Ci mettiamo in auto e percorriamo la Ruta de la Vida alla scoperta di questa zona. La prima tappa di oggi è alla meravigliosa laguna di Santa Maria. Gli autisti ci fanno scendere all’inizio della laguna e ci prendiamo il nostro tempo per fare una passeggiata e tutte le foto possibili e immaginabili a questa distesa bianca di sale che degrada nel blu della laguna abbracciata dalle montagne color ocra. Ci rimettiamo in auto in direzione ojos de mar godendoci gli incredibili, ed esclusivi visto che non incontriamo nessuno, paesaggi della zona. Raggiungiamo queste tre piccole lagune la cui acqua salata di un colore tra il blu scuro e il turchese contrasta splendidamente con il bianco abbagliante del sale che le circonda e i colori delle montagne in lontananza. In queste pozze d’acqua, che è vietatissimo toccare per non contaminarle, sono stati trovati gli stromatoliti: dei microrganismi di origine preistorica, una delle forme di vita più antiche della Terra, datati 3,4 miliardi di anni fa e capaci di rilasciare ossigeno nell’aria. Ci troviamo al punto zero della vita sulla terra visto che pare siano stati questi microrganismi a creare le condizioni affinché la vita si potesse creare sul nostro pianeta.
Torniamo per pranzo al nostro comedor dei minatori e i nostri autisti, come concordato, si prendono delle ore di riposo. Dopo pranzo facciamo un breve giretto per visitare il paesino di Tolar Grande. L’unica attrazione è la vecchia ferrovia, ormai inattiva, che collegava questa piccola città mineraria a Salta e al Cile. Tolar Grande e la sua ferrovia, la più alta del mondo, furono costruiti senza l’ausilio di mezzi meccanici da mille operai a inizio del ‘900 per garantire il passaggio dei carichi di zolfo e altre estrazioni minerarie dalla zona di Mina Julia ad Antofagasta in Cile, e dal suo porto al resto del mondo. I colori e l’atmosfera di pacato abbandono della stazione e dei pochi vagoni dei treni lasciati a ricordo sui binari sono davvero suggestivi.
Nel pomeriggio riprendiamo le auto per attraversare il Salar de Arizaro, la salinas più grande dell’Argentina. Attraversiamo un’infinita distesa di terra e sale che a inizio secolo i gauchos percorrevano a rischio della vita, a causa delle impervie condizioni atmosferiche, per portare le mandrie ai mercati Cileni. All’interno del salar si trova il Cono di Arita, il cono più perfetto del pianeta, alto duecento metri e fatto di lava nera e di sale. Inizia un bel tramonto quando ci rimettiamo in auto per tornare a Tolar Grande. La strada tra spazi, colori e silenzi concilia il navigare dei pensieri. Oramai buio completo facciamo un’ultima sosta prima di entrare in paese per ammirare, aiutati dalle opportune App, l’incredibile e fitta stellata che il cielo dell’emisfero sud accende sopra le nostre teste. Incredibile! Andiamo direttamente al nostro comedor di fiducia dove incontriamo alcuni dei minatori che contribuiscono con la giovinezza a garantire la possibilità di vivere in una ‘green economy’….anche se i territori sventrati dalle miniere di litio della zona e l’area malinconica di questi ragazzoni che vi lavorano mi sono sembrati molto meno ‘green’ di quello che ci viene raccontato.
Colazione fatta e bagagli caricati ci mettiamo in moto in direzione San Antonio de los Cobre. Usciamo dalla zona di Tolar Grande passando nuovamente il labirinto del diablo. Nel nostro procedere attraversiamo il campo amarillo: un territorio arido e brullo dove sopravvive solamente una vegetazione bassa e rada dal colore giallino che contrasta in modo molto pittoresco con il blu del cielo e il rosso delle rocce. Facciamo la prima sosta fotografica lungo i binari della ferrovia dove si trova un arrugginito vagone ferroviario e dove i nostri autisti si divertono a farci un po’ di foto ricordo. Ci fermiamo brevemente in diversi view point per ammirare lo strepitoso profilo della cordigliera delle Ande. Brevemente si, perché questa mattina il termometro delle auto segna -18(!) e fuori soffia un vento sostenuto che fa apprezzare molto il calduccio degli abitacoli. Su queste stradine di montagna ci siamo solo noi mentre ci inerpichiamo tra osservatori astronomici abbandonati e diversi view point; come quello da cui ammiriamo la laguna di Tocomar. Anche oggi percorriamo strade di montagna con strapiombi inquietanti lato passeggero; talmente inquietanti che lungo la strada vediamo ben due 4x4 caduti nella scarpata! Pare che la guida spericolata dei minatori della zona crei questi incidenti piuttosto spesso. Alle ore 13.00 raggiungiamo il viadotto La Polvorilla, un ponte della lunghezza di 222 metri giusto in tempo per vedere passare, e ripassare, sopra le nostre teste a 64m dal suolo il Tren de Las Nubes. La ferrovia, inaugurata nel 1930 per trasportare il sodio della zona al porto di Antofagasta in Cile, ora funziona solo qualche giorno alla settimana come tratta turistica.
Dopo un rapido pranzo a San Antonio de los Cobre ci rimettiamo in marcia in direzione Salinas Grande. Da oggi entriamo nella provincia di Jujuy dove in questo periodo lungo le strade principali ci sono delle “corte de rua”, picchetti, organizzati dalla popolazione locale, soprattutto indigeni, per protestare contro una nuova legge a favore delle multinazionali introdotta dal governatore Morales. Le strade vengono bloccate per ore creando incredibili disagi al traffico e costringendoci a riadattare il programma delle nostre giornate alla possibilità di passaggio. I nostri autisti sono in contatto costante con le loro fonti informative per sapere quando i picchetti vengono aperti e/o chiusi lungo le strade che dobbiamo percorrere. Purtroppo, arrivando a Salinas Grande notiamo che la strada che dovremmo prendere all’uscita dopo la nostra visita sta per essere chiusa, chissà per quanto tempo, decidiamo quindi di saltare la salina e passare al volo il picchetto. Un po’ delusi, facciamo qualche centinaio di metri e ci accorgiamo di aver bucato una gomma. Questa volta bisogna effettuare un cambio e in meno di 15 minuti i due autisti che si improvvisano meccanici riescono a rimetterci in viaggio.

Raggiungiamo Purmamarca, un piccolissimo paesino che si sviluppa ai piedi della collina dei sette colori. Purtroppo, sappiamo che a breve la strada che porta a Tilcara sarà bloccata. Ci organizziamo quindi così: ci facciamo lasciare in paese e mandiamo avanti le auto che si parcheggiano subito dopo il picchetto. Noi così riusciamo a fare il paseo ad anello tra le colline, dai colori dell’arcobaleno, che si snoda per 3 km in un susseguirsi di rocce dalle forme e dai colori suggestivi che si sono creati grazie a sedimenti marini e lavorio di acqua e vento. A fine passeggiata facciamo un rapido giro tra le bancarelle della piazza principale senza essere particolarmente catturati dall’artigianato tipico andino. Raggiungiamo quindi una specie di stazione dei taxi e ci facciamo accompagnare al punto di incontro con gli autisti. I bivacchi con i fuochi e le facce pericolose dei manifestanti fanno chiaramente capire perché tutte le auto restano ordinatamente in fila dietro ai picchetti e, nonostante gli strombazzamenti dei clacson, nessuno prova a forzare il passaggio.
Riprendiamo le auto un po’ in ritardo rispetto a quanto preventivato e lungo la strada vediamo, in una luce oramai al tramonto, anche la Paleta del Pintor: una impressionante serie di colline che si mostrano di un’incredibile gamma di colori in sequenza quasi a sembrare davvero la tavolozza di un pittore gigante! Arriviamo all’ingresso di Tilcara proprio nel momento in cui i manifestanti stanno bloccando gli accessi al paese. Per fortuna i nostri autisti hanno un “piano B” . Torniamo indietro al bivio che conduce al fiume e dopo una breve valutazione della profondità delle acque con i nostri 4x4 proseguiamo ed entriamo in paese aggirando il picchetto nel giubilo generale! Riusciamo a raggiungere il nostro hotel che si trova fuori dal paese su una collinetta con vista panoramica sulle luci di Tilcara. Le sorprese non sono ancora finite: questa sera gli autisti ci offrono una grigliata da paura che preparano per noi sulla mega-griglia dell’hotel. La cena scorre in allegria, soprattutto per un gruppo godereccio come il nostro, tra tagli di carne squisiti e fiumi della bevanda preferita dagli argentini: fernet e coca-cola!
Anche oggi dobbiamo rivedere l’itinerario della giornata in base alla necessità di evitare di rimanere bloccati dai picchetti lungo la strada. I nostri autisti sono già a conoscenza che alle 13.00 verrà bloccato l’incrocio con la strada N9; quella che porta fuori dalla provincia di Jujuy e verso il nostro volo serale in partenza da Salta… Decidiamo quindi di concentrarci sulla tappa must di oggi: il Cerro de los 14 colores. Ci dirigiamo verso nord lungo la N9 percorrendo la Quebrada de Humahuaca, una gola scavata dal Rio Grande dove si susseguono panorami unici, dai colori e dalle forme sempre diverse con le colline punteggiate di cactus. Ci fermiamo lungo la strada per fare una foto alla Quebrada de Las Señoritas, dove avremmo dovuto fare un breve trekking, e proseguiamo tra i tornanti della strada sterrata che ci porta al mirador del Cerro de los 14 colores a quota 4.350m. La montagna di fronte a noi è stupefacente con le sue forme perfettamente piramidali e l’incredibile susseguirsi di colori che sfumano uno nell’altro! Complice il vento gelido e l’ansia sottesa di essere bloccati dai manifestanti facciamo le nostre foto di rito e risaliamo velocemente in auto per prendere la via del ritorno. Il ricordo di queste zone sarà per noi legato alla meraviglia continua di forme e colori! Scesi dalla montagna e usciti dai suoi tornanti i nostri autisti guidano di gran carriera in direzione sud dove riusciamo a passare indenni il famigerato blocco dell’incrocio tra la N52 e la N9 e uscire dalla provincia di Jujuy! Ora che la tensione della giornata si è allentata cominciamo ad avere fame; decidiamo quindi proseguire verso sud percorrendo la strada panoramica della Cornisa su colline boscose e laghetti artificiali. Ci fermiamo in un ristorante ai bordi di un laghetto dove, stranamente per l’Argentina, mangiamo del pesce e ci riposiamo. Facciamo una breve passeggiata postprandiale nel boschetto circostante e veniamo recuperati dai nostri autisti, che sono stati beccati a schiacciare un bel pisolino, alla fine del percorso. Con un po’ di malinconia per i meravigliosi paesaggi di questi giorni ci immettiamo nel traffico di Salta in direzione del suo aeroporto. Con abbracci e foto di rito salutiamo i nostri angeli custodi della Puna e ci mettiamo in coda per le procedure di imbarco. Con un volo perfettamente in orario e recuperando tutti i nostri bagagli veniamo catapultati dal silenzio e dalla calma solitudine della Puna alla frenesia di Buenos Aires: la ‘Parigi del sud America’, città dall’eleganza europea e dalle dimensioni sudamericane.
Fuori dall’aeroporto con il bus riservato al gruppo ci aspetta Alejandro: il nostro portegno di fiducia, come vengono definiti gli abitanti della città portuale di Buenos Aires, per condurci in bus all’hotel in centro proprio a due passi dall’obelisco di Plaza de la Repubblica. Ci organizziamo per fare colazione tutti insieme nel bar accanto al nostro hotel ed essere pronti in reception per l’appuntamento con Alejandro. Oggi, infatti, la nostra guida locale ci porta in giro per scoprire se è vero quello che si dice: Dio è ovunque, ma vive a Buenos Aires!
Passeggiamo per le vie del centro con la calma tipica della domenica mattina. Alejandro ci conduce tra i bei quartieri del centro, Retiro, Alvear e Recoleta facendo sosta davanti a monumenti ed eleganti palazzi in stile parigino di cui ci racconta la storia. Arriviamo in Plaza de Mayo dove si svolge un raduno di balli folcloristici ed entriamo nella Cattedrale dove assistiamo fortuitamente al cambio della guardia davanti alla statua dedicata al generale argentino José de San Martín. Altra fermata imprescindibile della piazza è la Casa Rosada, che vediamo solo da fuori, e il monumento intorno al quale ancora oggi si ritrovavano le mamme dei desaparecidos il giovedì pomeriggio a manifestare in modo silenzioso con un fazzoletto bianco legato sui capelli. Con il bus di linea raggiungiamo il quartiere di La Boca, forse il barrio più famoso di tutta la città, con le sue casette colorate e i mille negozietti. Facciamo la passeggiata del Caminito fino alla Bombonera, lo stadio storico della città, facendoci largo tra le bancarelle e la folla di turisti. Riusciamo quindi a conquistare un tavolino in un bar dove pranziamo con delle succulente empanadas. Nel pomeriggio riprendiamo il bus per tornare verso il centro e visto che è domenica troviamo la Feira de San Ignacio dove, salutato Alejandro, il gruppo si disperde tra le bancarelle per fare gli immancabili acquisti di souvenir. Alejandro è davvero eccezionale, ci racconta aneddoti della città e della storia dell’Argentina che non possono che farti innamorare di questa città!
Ci ritroviamo la sera in hotel dove di dividiamo in due gruppi: chi va a cena al Teatro Piazzolla per assistere all’elegante serata spettacolo di tango argentino e chi va nella zona di Porto Madero a provare un all-you-can-eat di parilla!
Oggi ci coccoliamo facendo colazione all’antico Caffè Tortoni, aperto nel 1858, che da sempre ospita personaggi storici e moderni molto in vista e curiosi turisti. Iniziamo bene la giornata facendo colazione in un ambiente molto elegante e dal servizio impeccabile con le consuete medialunas con dulce de leche…una delizia! Oggi mattinata libera per dare modo a tutti di soddisfare le proprie esigenze: chi si riposa, chi fa shopping, chi girovaga senza meta godendosi l’atmosfera cosmopolita della città… e chi deve lavorare! Ci ritroviamo in hotel in modo da pranzare tutti insieme e poi partire con dei taxi, che qui costano pochissimo, alla scoperta del quartiere Palermo. Arriviamo a Palermo in piazza Serrano, la piazza principale, e da qui iniziamo una bella passeggiata tra murales, negozi chic e le case eleganti di questo quartiere residenziale. La zona è famosa per i suoi ristoranti e la movida notturna ma decidiamo comunque di ritornare in centro, dove si trova il nostro hotel, e passare lì la serata. Ceniamo in una griglieria vicino all’hotel che propone degli enormi piatti di carne da condividere tra i commensali. Carne e vino sono perfetti e passiamo in allegria la nostra ultima cena argentina. Ma la serata non è ancora finita. Guidati dalle mappe scaricate sui nostri cellulari raggiungiamo con una bella passeggiata la milonga che ci ha consigliato Alejandro. Arriviamo in questo locale un po’ underground senza insegna su strada, scendiamo una scala che sembra portare in una cantina, apriamo una porta e veniamo catapultati in un’altra epoca. Nel locale, dalle opportune luci diffuse, veniamo fatti accomodare ai tavolini mentre coppie di ogni età e di diverse nazionalità ballano allacciate al ritmo languido del tango. L’atmosfera è molto affascinante e dai nostri tavoli sorseggiando un cocktail ci godiamo lo spettacolo delle persone che arrivano, si cambiano le scarpe indossando quelle da tango, e restano in attesa di un invito o vanno a invitare per il ballo successivo. Veniamo invitati persino noi e qualcuno prova a cimentarci, anche se in modo piuttosto goffo, in questo splendido ballo.
Salutiamo la bella Argentina
Questa mattina ci alziamo con l’obiettivo di visitare il Teatro Colon, ieri infatti non siamo riusciti ad entrare perché i biglietti erano esauriti per tutti gli orari! Arriviamo che c’è già una lunga fila davanti alla biglietteria ma riusciamo a prendere gli ingressi per il primo turno delle 10.00. Con i biglietti in tasca ci rilassiamo facendo colazione alla caffetteria del teatro in attesa di poter entrare. Seguiamo la visita guidata in questo che viene considerato uno dei teatri d’opera più grandi del modo e uno dei migliori in tema di acustica per le opere liriche. Ci affidiamo ai racconti della guida mentre ci godiamo la bellezza e la raffinatezza dei marmi e delle diverse sale. Usciti da teatro con una bella passeggiata raggiungiamo la libreria Ateneo, la libreria più bella del mondo, che si trova nello spazio di un teatro e ospita sul palco un caffè. Davvero una ambientazione particolare per farsi rapire dalla forza della parola scritta. Per velocizzare i tempi prendiamo dei taxi in direzione del nostro hotel. Vista dal taxi la città è incredibilmente viva, tutti i locali sono affollati, c’è moltissima gente in giro e l’Avenida 9 de Julio è un susseguirsi di teatri da dare l’idea di essere a Broadway. Ci facciamo lasciare davanti all’obelisco nella speranza di riuscire a farci un selfie con il monumento alle spalle… la fila però è incredibilmente lunga e decidiamo di saltare questo rituale di massa.
Tutti puntuali ci ritroviamo davanti all’hotel e carichiamo i nostri bagagli sul bus che in un’oretta ci porterà in aeroporto. A Buenos Aires il traffico è sempre imprevedibile, seguiamo il consiglio dei locali e partiamo per tempo. Arriviamo in aeroporto con molto anticipo; dopo il check-in ci liberiamo degli ultimi pesos acquistando i deliziosi alfajores, biscotti tipici argentini con un ripieno di dulce di leche, non tornate in Italia senza!, e chiudiamo i conti di cassa.
La notte in volo con le sue scomodità passa e ci ritroviamo nello scalo di Francoforte dove ci salutiamo dandoci l’appuntamento per un nuovo viaggio da fare tutti insieme .