MUSTANG 4X4 Viaggio di gruppo • Adventure • India, Nepal e Dintorni
Esplora l'affascinante regno di Lo, nel Mustang, al confine col Tibet. Scopri l'antica città murata di Lo Manthang, attraversa paesaggi mozzafiato, canyon profondi e grotte misteriose. Immergiti nelle tradizioni tibetane, visita monasteri secolari e vivi un'avventura straordinaria in un luogo unico e remoto.
Nepal: è necessario il visto di entrata.
Seguire le indicazioni secondo due opzioni contenute nel link
Nepal: non ci sono vaccinazioni obbligatorie. Sono consigliate l’antitifica e profilassi antimalarica.
Il regno di Lo, che nella lingua locale vuoi dire meridione, è un antico regno, che gravitava nella sfera di influenza del Tibet. Anche se non fu mai sottoposto all'autorità del governo di Lhasa, ne dipendeva sicuramente dal punto di vista culturale. L'annessione al Nepal avvenne nei primi anni dell'ottocento, quando i Gurka sottomisero tutte le dinastie locali, conquistando tutti i piccoli regni disseminati lungo la valle del Kali Gandaki.
Sino agli anni 50 il Mustang gode di un particolare status, che ne fa una specie di principato autonomo. Ma nel 1960, il Nepal, dopo l'invasione del Tibet da parte della Cina, ha la necessità di definire le sue frontiere settentrionali: i governanti di Pechino non erano disposti a tollerare la vaghezza giuridica che fino allora era esistita lungo il confine tibeto-nepalese. Fu così che Kathmandu prese a governare direttamente il regno di Lo, anche se con il "Raja Act" del 1962 il re del Mustang, unico tra tutti i piccoli sovrani, potè mantenere il diritto al titolo per sé ed il figlio.
Pietro Verni visitò questo allora remoto angolo di mondo nel 1992, appena riaperto al turismo. Prima di lui - in seicento anni - solo una decina di stranieri era passata per il Mustang: un paio di cappuccini italiani sulla via di Lhasa alla fine del XVII secolo, un monaco giapponese nel 1899, l'orientalista italiano Giuseppe Tucci, che vi trascorse un paio di settimane nel 1952, il tibetologo inglese David Snellgrove nel 1956, lo scrittore francese Michel Peissel nel 1964. Dopo di loro nessuno, fino al 1992, quando il Mustang venne aperto al turismo, con ingressi molto limitati, e Pietro Verni lo visitò, intervistando il Re Jigmi Dalbar - ventiseiesimo esponente di una dinastia fondata nel 1380 da Ame Pal, allora sessantenne.
Terzani scriveva: "...La natura è di una primordiale bellezza. Tutto attorno le montagne sembrano piegarsi, creare delle cupole, delle torri; distendersi in pareti piatte e levigate o ergersi come le canne di un impressionante organo da ciclopi. Nell'assoluto silenzio, che pare quello del cosmo, si ha l'impressione di essere il primo essere umano a muoversi sulla terra dopo il Big Bang. Nel continuo, lento procedere in una pace completa si comincia presto ad avvertire la leggerezza della propria esistenza, l'irrilevanza della propria vita dinnanzi alla grandiosa presenza del divino della natura. E facile capire come per gli uomini, vissuti da secoli in questo paesaggio, il vento non sia altro che il respiro delle montagne, ogni rupe e ogni anfratto la dimora di un dio di cui è importante guadagnarsi la benevolenza.
Un lembo di terra ai piedi dell'Himalaya, sotto lo sguardo vigile del Dhaulagiri 8167m, dell' Annapurna IV 7525m ed il bellissimo Mt Nilgiri 7061 m, tra paesaggi che variano al colore e conformità delle falesie di arenaria (Drakmar); gole profonde come la Kali Gandaki ed i suoi villaggi (Kagbeni,Yara, Tange) che all'improvviso, in un terreno arido, ti appaiono circondati da verdi campi di orzo ben coltivati festosi al gioco bizzarro del vento.
Per arrivare nella "Pianura della Preghiera", dove domina incontrastata la capitale ed il cuore del regno di Lo: Lo Manthang con il suo Festival Ti-Ji; dove rivivi, circondato dalle sue mura ed avvolto dagli sguardi della popolazione fiera della sua storia, momenti indimenticabili, che ti lasciano un segno indelebile nell'animo. Questo angolo di mondo sperduto (purtroppo ancora per poco) ci regalerà un'esperienza che non ha uguali nei silenzi e spazi che ci circonderanno nel vento.
Da poco è stata completata fino a Lo Mantang una strada sterrata, ogni tanto interrotta, talvolta problematica, ma che avanza inesorabile tra gole e fiumi.
Che non spezza l'incantesimo che tiene quei luoghi sospesi in una dimensione senza tempo e d'altra parte incontra le esigenze locali di agevolare il commercio tra Tibet e i mercati di Pokhara e i malati non sono più condannati a un lungo trasferimento su una precaria barella fino al presidio medico di Jomson.
LoManthang (3840m) a 50 km dal confine con la Cina rappresenta un isolato insediamento tibetano fondato nel 1380 e capitale del regno di Lo (ufficialmente e prosaicamente cessato nel 2006). L'abitato è circondato da un muro alto 6 metri con una torre o uno dzong agli angoli. La popolazione di etnia Lhobas vive e pratica la dottrina Bonpo, la più vecchia e profonda forma spirituale del buddhismo tibetano. Caratteristica la cirmumambulazione attorno agli stupa in senso antiorario.
Bello il primo impatto per viuzze strette e tortuose che si percorrono mescolati alle greggi di caprette minuscole e yak di ritorno dai pascoli; abitazioni e stalle vivono in simbiosi.
Visitiamo il Chhode Gompa, il Lhakhang Gompa e il Thupchen Gompa.
Riprendiamo le jeep per visitare le località a nord di Lo: Chossar e le grotte affrescate di Garphu. Volendo possiamo raggiungere il confine con Il Tibet al Kora-la (4.660 m). Ritorno e pernotto a Lo Manthang.
E' possibile, con piccolo supplemento, sostituire un giorno di visite a Kathmandu con un giorno in più a LoManthang